Storie di Accoglienza

Intervista a Blerina e Bryan

Oggi vi presentiamo Blerina, mamma di Brajan che ha 7 anni e vengono dall’Albania. Ci racconta questo faticoso e a tratti spaventoso periodo e del dolore che questa malattia ha portato nella sua vita di madre: il timore per la vita del figlio, il senso di colpa per l’allontanamento necessario dall’altro fratellino, l’imbarazzo per aver sconvolto anche la vita della famiglia della sorella che l’ha supportata durante tutti questi mesi. Ma presto, finalmente, la loro famiglia “spezzata” si riunirà.

Ecco cosa ci racconta:

“Io sono Blerina ho 36 anni e vengo dall’Albania. Se penso a me stessa prima di questo incubo, non mi riconosco. Anzi ti dirò di più la Blerina di prima non aveva capito nulla della vita. Lavoravo tanto per mandare avanti l’attività che avrebbe dovuto garantire le migliori possibilità per i miei figli, trascorrevo gran parte della giornata fuori casa, anche nei fine settimana e li vedevo solo la sera. Pensavo fosse la cosa giusta per un genitore preoccuparsi e lavorare per il futuro. Ora penso che se pure certe cose siano necessarie l’essenziale per una famiglia ha un valore differente.

Raccontare della malattia di Brajan mi riporta tutte quelle emozioni e quel dolore che spezzano l’anima. Quando mi è stato comunicato che Brajan aveva un tumore del sangue ho reagito in modo scomposto e rumoroso insieme alle mie urla di disperazione è andato in frantumi anche tutto il nostro mondo come famiglia. La dottoressa che in Albania ci ha detto che non avevano la possibilità di fornire le cure necessarie per mio figlio si è messa in contatto con Il San Matteo e trionfante mi ha detto – mamma smettila di piangere perché tuo figlio è stato fortunato: a Pavia sono in grado di accoglierlo!

Al momento non riuscivo a comprendere fino in fondo cosa significasse; oggi so che la possibilità di accedere alle cure specialistiche fornite dal Policlinico San Matteo di Pavia ha fatto la differenza tra vivere o morire, e noi…siamo vivi!

Nel giro di poco tempo abbiamo fatto i bagagli e siamo partiti, arrivati a Pavia, dopo il ricovero, siamo stati accolti dalla grande famiglia di AGAL. Qui ho cominciato un nuovo cammino, un cammino sì proiettato verso il futuro ma vissuto giorno per giorno, perché le tante incertezze e incognite che si prospettavano nel lungo periodo potessero essere meglio sopportate dalle certezze di ciò che vivevamo nel momento. Oggi che sto per partire non posso fare a meno di pensare alle persone che ho incontrato qui ai momenti più bui che ho vissuto e, con gratitudine, a chi mi ha sorretto. AGAL è stato tutto questo mondo, un posto dove vivere e condividere un sostegno pratico senza il quale non so cosa avrei potuto fare, ma anche un luogo dove il sostegno è espresso in tantissimi modi. Non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine ai volontari, al personale, alla presidente dell’Associaizione a chi ha sostenuto questo progetto benefico e anche alle amiche che ho conosciuto a Casa Mirabello e poi, più che mai, allo staff Medico dell’Oncoematologia Pediatrica del Policlinico San Matteo. Grazie Dr. Zecca per aver salvato mio figlio.

Oggi vado, ma con anche la triste consapevolezza che non tutti i bimbi che vivono questo incubo siano salvi come Brajan. A loro e alle loro mamme io dedico tutte le mie preghiere”